Palazzo BonaparteNuovo Spazio Generali Valore Cultura
Roma
26 maggio - 8 ottobre 2023

Per la prima volta in Italia, una stupefacente mostra dedicata alla grande scultura iperrealista internazionale, raccontata attraverso i più importanti artisti contemporanei. “Sembra vivo!” sarà la frase più pronunciata davanti alle incredibili opere di Maurizio Cattelan, Ron Mueck, George Segal, Carole Feuerman e tantissimi altri.

Le opere sono così reali da confondere i visitatori trasportandoli in un mondo al confine tra vero e falso. Arthemisia, dopo il grande successo delle mostre dedicate a Jago e a Leandro Erlich, ancora una volta propone un progetto nuovo e visionario sulla scena dell’arte contemporanea italiana.

Fino al 4 ottobre a Palazzo Bonaparte di Roma per la prima volta una mostra dedicata alla scultura iperrealista, in cui sono esposte 43 mega-installazioni dei più grandi artisti contemporanei.
Le sculture sono impressionanti, è difficile distinguere un corpo vero da un’opera d’arte tanto i dettagli sono realistici, fin nei minimi particolari.

Gli artisti esposti, 29 in tutto, sono i più importanti protagonisti a livello internazionale: da Maurizio Cattelan(presente con opere iconiche quali i piccioni dell’installazione “Ghosts” o la famosa banana, meglio detta “Comedian”) a Ron Mueck che espone anche una gigantesca testa di uomo “Dark Place”, fino a George Segal, Carole Feuerman, Duane Hanson e molti altri ancora.

Una mostra che provoca, interroga e riunisce gli artisti che più di tanti altri hanno fatto discutere: cosa ha portato le sculture iperrealiste a creare un cortocircuito nella mente dei visitatori? Sappiamo che non sono reali, eppure quella pelle, i capelli, le barbe, le dita ci dicono il contrario. I corpi nudi ci scandalizzano, gli occhi ci ipnotizzano e quelle dimensioni – a volte perfettamente in scala e a volte sbagliate – ci confondono: Sembra vivo! Lo è davvero?

Una vasta selezione di opere, provenienti da collezioni di tutto il mondo, che rivela il carattere internazionale del movimento iperrealista che, dagli anni ‘70 in poi, si è costantemente evoluto adottando tecniche sempre nuove e variegate di modellazione, fusione e pittura della materia, per raggiungere livelli sempre più alti nella rappresentazione realistica della figura umana.
Le sculture iperrealistiche emulano le forme, i contorni e le texture del corpo umano o sue singole parti creando una strabiliante illusione visiva e un’estrema verosimiglianza; sculture a grandezza naturale di persone comuni che imitano la presenza molto palpabile di un altro essere umano.

Sembra vivo! è una mostra “supervisiva” che, tra arte e filosofia, porta a una riflessione sul significato dell’essenza del visibile attraverso opere e figure anonime a grandezza naturale che riproducono – in modo quasi maniacale – la realtà, con grande attenzione per i dettagli più infinitesimali che creano un impatto quasi surreale, in cui l’osservatore è automaticamente portato ad interrogarsi sull’efficacia della mimesis e sulla veridicità dell’illusione, in una rappresentatività che supera il Realismo e travalica il senso del vero.

La mostra – ideata dall’Institut für Kulturaustausch, Germany, è curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario ed è prodotta e organizzata da Arthemisia, che ancora una volta – dopo il grande successo delle mostre dedicate a Jago e a Leandro Erlich, propone progetti nuovi e visionari sulla scienza dell’arte contemporanea in Italia.

La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, mobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Urban Vision e partner Mercato Centrale Roma.

Il catalogo è edito da Skira.

Questa mostra presenta, in sei sezioni, la miriade di possibilità aperte agli iperrealisti, ogni parte organizzata intorno a un concetto centrale relativo alla forma e che fornisce una base da cui partire per considerare le opere dei singoli artisti.
La selezione di opere offre una panoramica condensata, ma mai così ambiziosa, della traiettoria dell’iperrealismo, rivelando quanto la rappresentazione della forma umana sia stata soggetta a continui cambiamenti.
Le diverse nazionalità degli artisti presenti (provenienti da Stati Uniti, Italia, Spagna, Belgio, Gran Bretagna, Australia e altri paesi) evidenziano il carattere internazionale del movimento iperrealista, che continua a svilupparsi ed evolversi in tutto il mondo.

43 opere di 29 grandi nomi dell’arte iperrealista: dalle creazioni scenografiche di chi viene dal mondo del cinema come Ron Mueck fino alla rappresentazione “sacra e violenta” di Berlinde de Bruyckere; dall’artista dello scandalo Maurizio Cattelan, che proprio con le sue sculture è finito in mezzo a polemiche infinite in Paesi di mezzo mondo, passando ai mondi psichedelici e fiabeschi (di una fiaba non proprio per bambini) di Carsten Höller, fino alla coppia più discussa degli ultimi anni: Elmgreen&Dragset.
E poi ancora Sam Jinks, Patricia Piccinini, John DeAndrea, Carole A. Feuerman, George Segal, Brian Booth Craig e molte altre “super star” del contemporaneo.

Prima sezione – Mosse ingannevoli: Cloni umani
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, Duane Hanson e John DeAndrea realizzarono sculture che sembravano persone in carne e ossa, utilizzando processi estremamente laboriosi dal punto di vista tecnico.
L’alto grado di realismo delle loro opere trasmette l’illusione di una reale corporeità, e l’effetto risultante è così convincente da renderle vere e proprie repliche umane. Le opere di questi artisti hanno avuto un’influenza decisiva sui successivi sviluppi della scultura negli ultimi cinquant’anni.
Le generazioni seguenti di artisti adottano questa pratica portandola ancora più avanti. Come uno specchio della condizione umana, queste opere rivelano in che modo è cambiata la percezione che gli esseri umani hanno dell’immagine di sé nel ventesimo e ventunesimo secolo.

Seconda sezione – Nobile semplicità: sculture monocromatiche
Dopo anni di predominio dell’arte astratta, le sculture monocromatiche di George Segal hanno aperto nuovamente le porte alla possibilità di rappresentazioni realistiche della figura umana. Seguendo le sue orme, le generazioni successive di artisti hanno continuato a sviluppare un interesse per la scultura realista. L’assenza di colorazione naturale tende inizialmente a ridurre l’effetto realistico, ma serve anche ad esaltare ulteriormente le qualità estetiche della forma umana. Artisti come Robert Graham e Brian Booth Craig hanno saputo utilizzare al meglio questo effetto, creando opere come mezzo per interrogarsi sulla natura umana universale.

Terza sezione – Pezzo per pezzo: Parti del corpo
Tra i precursori dell’Iperrealismo non si può non annoverare la scultrice americana Carole A. Feuerman, i cui famosi nuotatori sembrano essere in completa armonia con sé stessi, introversi e autodeterminati.
In seguito, a partire dagli anni Novanta, molti artisti hanno iniziato a dare una forma nuova e personalizzata all’effetto iperrealista. Invece di creare l’illusione di una corporeità perfetta, di un’entità unica, si sono concentrati su parti specifiche del corpo umano, utilizzandole come veicolo per messaggi umoristici o persino inquietanti; ne è un esempio l’opera di Maurizio Cattelan, in cui le braccia separate dal resto del corpo richiamano associazioni con la storia contemporanea.

Quarta sezione – Cambio di prospettiva: il corpo in scala
Negli anni Novanta, l’artista australiano Ron Mueck ha rivoluzionato la scultura figurativa con le sue opere in formati insoliti. Ampliando o riducendo radicalmente le dimensioni delle sue figure intende concentrare l’attenzione su temi esistenziali come la nascita o la morte. Artisti come Sam Jinks e Marc Sijan catturano la fragilità della vita nelle loro rappresentazioni della fisionomia umana – rappresentazioni che, nonostante siano parzialmente più piccole della grandezza naturale, risultano comunque sorprendentemente realistiche. Al contrario, le opere sovradimensionate di Zharko Basheski producono un effetto di distanziamento, collocando l’uomo e lo spettatore in una nuova prospettiva.

Quinta sezione – La manipolazione del sé: Realtà deformate
Negli ultimi decenni, gli innumerevoli progressi compiuti dalla scienza e le nuove prospettive sul mondo nell’era della comunicazione digitale hanno portato a un cambiamento radicale nel modo in cui comprendiamo la realtà. Influenzati dalla realtà virtuale, artisti come Evan Penny e Patricia Piccinini hanno iniziato a osservare i corpi da prospettive distorte. Tony Matelli sfida le leggi della natura, mentre Berlinde DeBruyckere, con i suoi corpi contorti, mette in discussione la morte e il carattere effimero dell’esistenza umana. Il valore e il significato della vita è uno dei temi cardini della scultura iperrealista.

Sesta sezione – Oltre la specie
Una sezione dedicata al mondo animale che dovrebbe essere di decompressione, perché dopo una sfilza di opere che esaltano il corpo umano e la nostra ossessione per ogni suo dettaglio, ecco altre specie che sembrano abbandonate qui da un manipolo di artisti bracconieri. Invece in queste opere l’essere umano c’è eccome, perché queste bestioline non hanno nulla di naturale: sono frutto di mutazioni, allevamenti, innesti. Insomma di un predominio antropocentrico che ci fa vivere l’ossimoro di una natura artificiale, così sintetica e contraffatta da spingerci a credere che un serpente o un polpo possano avere il senso dell’umorismo. O che centinaia di piccioni siano in realtà le anime di chi ha vissuto, nel corso dei secoli, Palazzo Bonaparte.

Informazioni e prenotazioni
T. + 39 06 87 15 111

Social e Hashtag ufficiale
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